La mattina del 30 luglio veniamo sgomberati dal posto che da più di due anni era diventato casa
nostra, il Galeone Occupato.
Sognavamo un posto dove vivere e ce lo siamo presi, senza intavolare trattative con uno stato che
riconosciamo solo come nostro nemico, contro questa società che vorrebbe imporci il suo dio
DENARO come unico modo per ottenere qualcosa, che vorrebbe che consacrassimo la nostra vita al
lavoro, svolgendo attività verso cui non nutriamo interesse se non quello, principale, di ricevere in
cambio soldi, che dovremmo poi essere ben contenti di spendere nel poco tempo che ci resta
consumando passivamente per lo più inutili merci e servizi. ARBEIT MACHT FREI
Convinti che una vita passata ad accettare passivamente questo sistema non sia degna di essere
vissuta, abbiamo invece dedicato il nostro tempo a rendere abitabile quel posto, a viverlo cercando
di costruire relazioni vere, reali. Lì abbiamo organizzato iniziative e discussioni su quello che più ci
stava a cuore e concerti per raccogliere soldi per i compagni in carcere.
Il degrado, di cui ci hanno più volte accusato, noi lo vediamo nella distruzione di ecosistemi per
l’estrazione di risorse necessarie a questa società energivora (miniere, cave, impianti geotermici..) ,
o per la costruzione dei suoi tentacoli (strade, ferrovie, linee elettriche..), nell’inquinamento che sta
avvelenando noi e la terra, nelle montagne di rifiuti, nell’imposizione del progresso tecnologico che
ci aliena rendendoci sempre più dipendenti da questo sistema.
Sulla legalità che pensano di aver ripristinato dopo lo sgombero ci sputiamo sopra. La loro legge,
che con la forza sbirri e militari impongono, non la riconosciamo, perché è la legge degli sfruttatori,
dei potenti. D’altronde solo degli stronzi o degli ingenui potrebbero riconoscersi in una legge che,
per esempio, in barba a tutte le varie dichiarazioni dei diritti dell’uomo, inutili specchietti per le
allodole, continua a rinchiudere nei CPR, moderni campi di concentramento, esseri umani perché
privi di un pezzo di carta (e non è questione di destra o sinistra tanto è vero che la prima legge sui
CIE fu fatta da un governo di quest’ultimi ).
Ora il Galeone è tornato a essere vuoto, quello che rimane sono le esperienze e le relazioni che sono
state vissute là dentro e le idee che l’hanno animato che non potranno mai essere sgomberate dalle
nostre teste.
La Ciurma del Galeone