SOLIDARIETA’ CON I VANDALI ED I RIBELLI

SOLIDARIETA’ CON I VANDALI ED I RIBELLI
Suona la campanella, l’ennesima giornata scandita da questo suono metallico, sempre uguale. Aspettate prima che tutti siano dentro,ne approfittate per godervi ancora un po’ di aria prima di seguirli. Entrate in quell’edificio dall’ “appropriato aspetto” regola che caratterizza la maggioranza degli edifici pubblici, distinto nella capacità di farvi venire la nausea. Entrate in aula e dopo un cenno di saluto ai compagni vi sedete al vostro banco, dove in genere rimarrete seduti 5 ore al giorni, 6 giorni a settimana per circa 35 settimane l’anno. Entra la prof, non provate nulla di particolare contro di lei, come per la maggior parte dei professori. Pensate pure che sia una persona interessante, rispetto allealtre persone che incontrate quotidianamente. Eppure la sua presenza vi innervosisce. Il fatto è che la vostra vita in queste 5 ore dipende interamente da lei e dai suoi colleghi senza che voi l’abbiate deciso. Il sentirsi costantemente sotto osservazione, il venir giudicati sulla base di conoscenze e attività che non avete mai scelto di fare, il fatto che la prof sia posta al di sopra di voi nel ruolo di autorità che ne rendeincontestabile ogni decisione non può che farvi sorgere una certa rabbia nei suoi confronti. In realtà il sistemascolastico intero vi provoca queste sensazioni costantemente, nella sua alienante routine quotidiana. Quando vi
lamentate vi viene ricordato che dopo tutto “la scuola è uguale per tutti ed è giusto che sia così; e poi, è sempre meglio che andare a lavorare 8 ore al giorno, e se non siete d’accordo siete liberi di lasciarla”. “Vero: la scuola è uguale per tutti. Il nostro modo di comportarci deve adeguarsi a quello che viene stabilito uniformemente per tutti, i nostri studi e le nostre conoscenze devono essere le stesse acquisite da tutti secondo il programma, i nostri risultati devono essere giudicati sufficienti come per tutti gli altri. Giusto… dopotutto che importanza ha il fatto che ognuno di noi è diverso ed unico? Che importanza hanno i nostri bisogni, desideri, passioni?” Potrebbero essere queste le riflessioni inespresse di chi nella notte, mosso dalla rabbia, è entrato a scuola facendo barricate, occupando l’edificio e spaccando le cose? Rompere il sistema di sicurezza per non essere più videosorvegliato e spiato? Spaccare i banchi e le sedie per non dover più essere costretti a starvici seduti? Forse si o forse no… in ogni caso solidarietà a chi ha portato la protesta oltre al limite del consentito dalle autorità e dalla legge, mettendosi in gioco nonostante le conseguenze.
Ma la nostra solidarietà va anche ad altri che in questi giorni a Pisa si sono ribellati all’autorità: sabato 19 gennaio; un detenuto del carcere cittadino ha aggredito un agente, che ha riportato alcune escoriazioni. Domenica, un altro carcerato ha aggredito un altro secondino. Lunedì un detenuto ha lanciato il carrello del vitto addosso a un agente, che ha riportato diverse lesioni. Anche il carcere Don Bosco, come la maggior parte delle scuole cittadine, cade a pezzi e si trova in condizioni strutturali fatiscenti. Forse le motivazioni di determinati gesti di ribellione non sono solo da ricercare nelle motivazioni strutturali, come il sovraffollamento delle carceri, bensì nel desiderio di farla pagare a chi ogni giorno chiude a chiave la porta della tua cella, scandendo i ritmi quotidiani con le sirene e i cambi di guardia. In un sistema sociale dove regna la più grande calma e l’accondiscendenza per qualsiasi forma di potere e oppressione e dove l’unica protesta concessa è quella che rientra nella cornice della legalità, pensiamo che riappropriarsi della violenza per attaccare ciò che ci opprime sia un ottimo mezzo per esprimere la propria rabbia. In tutti questi atti, da quelli degli studenti a quelli dei carcerati, vediamo la violenza degli oppressi che si oppone a quella più subdola degli oppressori. E sappiamo da che parte stare: perché non si tratta di riformare l’oppressione ma di farla finita con essa.
SQUATTERS SOLIDALI
ALCUNISTUDENTIPISANI@AUTISTICI.ORG